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Parlando per un attimo di me stesso

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800A's avatar
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Lascia che ti annoi: Non vuoi?
Parlo per un attimo di me stesso.
I versi che stai leggendo
li scrivo a fatica.
Adesso ti sembrano balsamo o putridume
che scivola, spruzzando, su un pavimento lastricato di parole già dette,
già stuprate,
e invece, in questo momento, sono qui che quasi graffio via la carta
per lo sforzo: i tendini delle mie braccia magre
tesi come corde di violino.
Mi riempio anch'io di sillabe e concetti
perché sono nuovo
qua dentro:
ogni cosa che penso è banale.
Ma non posso fare a meno
di gonfiarmi come un rospo…
davvero, credimi; no, non sono pazzo;
sul serio, c'ho provato a farmi i cazzi miei:
non posso.
VOGLIO GONFIARMI
fino a farti esplodere in faccia tutta la maligna banalità
che mi porto addosso.

Ma non vorrei che ti annoiassi troppo,
ripeto,
perciò adesso ti dico che ne penso dello svilimento della questione sociale
nell'ambito della poesia contemporanea italiana
e in questo verso, poi, aggiungi un altro paio di paroloni a piacere…
("Sì,
va fa 'mmocca a chi t'è muort':
è arrivato 'o professore!")
Senza farla troppo lunga,
la mia è solo un opinione:

Mi incazzo
perché intorno è tutto un canticchiare sboccato
sdentato
svilito
sbroccato
di anime accasciate sotto un albero di pomodoro,
attorniati da cavalieri, da arcobaleni, da dragoni.
Un sacco di testoloni che si rovistano avidamente,
masturbandosi quasi,
il petto.
Alcuni trovano solo catrame in mezzo ai loro polmoni,
altri si accorgono giusto del cuore,
tronfio ,possente, grondante:
gli annebbia i neuroni.
Ehi!
Ehi, ci siamo anche noi, proprio qui…
ma dove cazzo guardi: quella è la vena cava!
Dico qui: Davanti alle tue costole.

E le senti le pallottole fischiare? Lontane, amico mio
lontane, è vero.
Tanto lontane da farti il pieno al serbatoio
senza il pericolo che lo facciano saltare.
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